1

Perchè Spot 80?

Nel 2004, all’inizio dell’avventura di Spot 80, tra i collaboratori c’era Cristiano, detto “Antipop”, tra i primi a dare fiducia a questo progetto. Cristiano, oltre a fornire gli spot in suo possesso, scrisse anche l’introduzione al sito. Era molto bella e ho deciso di ripostarla qui. Col passare degli anni, di Cristiano ho perso le tracce. Se ripassasse da queste pagine e leggesse le sue parole, sarebbe bello risentirlo. Chissà…

Nostalgia, nostalgia canagliaaa…

Cantavano così Albano e Romina, l’inscindibile (e adesso scissa) coppia della canzonetta italiana.

Già, nostalgia. Ad ogni generazione la sua: ad alcuni i favolosi 60, ad altri i turbolenti 70, a noi, “ventitrentenni” del duemila, sono toccati gli anni ottanta.

Già, gli ottanta. Quelli dello yuppismo, del rambismo, del reaganismo, del machismo, del craxismo, del drive-in-ismo, di tanti ismi che all’epoca furoreggiavano, ma a guardarli adesso, fanno quasi tenerezza… vi ricordate il successo delle varie scuole di sopravvivenza?

Però non c’era solo quello. Fra neon, gel, manager “rrrampanti” e “Milano da bere”, ci sono state anche cose che hanno lasciato un segno profondo.

Questo sito, infatti, vuole dare un’occhiata a quegli anni da un punto di vista un po’ diverso: perché proprio in quegli anni avviene una vera e propria rivoluzione, che ha segnato anche la società in cui viviamo oggi (vi vedo già pensare: “Eeeeh, esagerato!” Nonnonnò, per niente, andate avanti a leggere, e capirete cosa intendo).

Nei primi anni 80, infatti, nascono (o meglio, “emergono”) le cosiddette tv private: Canale 5, Italia 1 e Rete 4 – queste ultime non ancora mediasettiane – diventano il nuovo metro di paragone per la Rai, che fino ad allora aveva avuto come unica concorrente… se stessa, con il famoso “secondo canale” (Rai 3 doveva ancora arrivare: si vedeva solo in certe zone, in certi orari, e generalmente si prendeva malissimo. Preistoria…) Le nuove tv, ovviamente, non possono reggersi economicamente sul canone, ma devono fare ricorso ad altre modalità di finanziamento che sono fondamentalmente due: sponsor e pubblicità. Soprattutto pubblicità.

Fino ad allora, sia gli spettatori che i pubblicitari italiani avevano vissuto nel mondo di Carosello, che in realtà era un caso unico al mondo: non si trattava di spot ma di veri e propri cortometraggi di un paio di minuti che in realtà col prodotto c’entravano di solito molto poco, relegando ai secondi finali una breve presentazione, generalmente piuttosto slegata dal resto del filmato.

Di colpo, invece, ci si trova a dover fare i conti con un linguaggio e con delle modalità di comunicazione completamente diverse. Se il glorioso Carosello era un vero e proprio show, con un determinato orario di trasmissione e dei canoni ben codificati, adesso bisogna “fare cassa”, e quindi inserire la pubblicità dove si può e quanta più si può. Ergo: filmati più brevi e più numerosi. La durata viene compressa entro i canonici 30 secondi (o meno), quindi non c’è più molto tempo per stare lì a fare scenette di impronta teatrale: bisogna catturare l’attenzione e vendere il prodotto, puntare dritti al sodo. I ritmi accelerano, il montaggio diventa spesso frenetico, il racconto lascia il posto a metafore e suggestioni. In breve, al centro dello spot non c’è più la parola, ma l’immagine.

Sempre per lo stesso motivo, lo slogan, che già in passato era importante, diventa fondamentale; così anche per la musica, che a volte è così azzeccata da diventare lo spot, il prodotto. Un esempio? Pensate solo al promo di Canale 5… “papparappa parappà-pa!”

Insomma, cambia tutto o quasi tutto il linguaggio della pubblicità, e con questo anche quello della tv in generale. Lo storico “Drive In”, ad esempio, porta il segno della velocità dello spot, con sketch generalmente brevi, intervallati da stacchetti musicali che – a loro volta – sono veri e propri jingle che “vendono” il prodotto-trasmissione. Il “tormentone” dei comici diventa un personalissimo slogan che identifica il personaggio (se io dico “E’ lui o non è lui? Cerrrrrrrrrrto che è lui” immediatamente vi viene in mente Ezio Greggio ed l’obbrobrioso quadro di Teomondo Scrofalo. Vero?) Questa trasformazione si riflette anche nella vita quotidiana: dalla pubblicità vengono mutuati modi di dire (“Io ce l’ho profumato!”), atteggiamenti, perfino il look. Anche il nostro “attention span”, cioè la soglia di attenzione, si accorcia: ve lo immaginate se adesso nel bel mezzo di un break pubblicitario vi capitasse uno spot “Carosello-style” che supera i due minuti? Come minimo, dopo il primo minuto vi sareste già stufati. Perché, in fin dei conti, è la modalità di fruizione che è cambiata: prima eravamo noi a sederci volontariamente davanti alla tv per vedere una serie di brevi spettacoli, adesso è la pubblicità che deve rincorrerci e cercare di richiamare la nostra attenzione. Insomma, da spettatori attivi a spettatori passivi che devono essere, in qualche modo, “svegliati”. Per questo è necessario ricorrere a immagini vivaci, slogan facilmente memorizzabili e jingle “ficcanti”. A volte questo meccanismo porta a dei successi clamorosi, a volte a delle ciofeche inimmaginabili.

Negli anni 80, la pubblicità basata sullo spot è ancora un po’ un “laboratorio”, perché sia i pubblicitari che gli spettatori devono abituarsi ad un nuovo linguaggio. Spot80.it nasce – per gli amanti, come noi, della pubblicità come mezzo di comunicazione – un po’ come analisi di questo particolare periodo, che a volte presenta dei colpi di genio spettacolari e altre delle ingenuità colossali. Ma soprattutto è un “archivio della memoria”, uno spazio per il modernariato televisivo e sociale, perché non vengano persi certi piccoli capolavori e, allo stesso tempo, certi fallimenti totali. Per quelli che hanno voglia di vedere “come eravamo”.

Per quelli che vogliono rivedere un po’ del loro passato.

Per quelli – come noi di Spot 80 – che con quegli spot ci sono cresciuti.

Pizzette? Come queste? Intervista ad Alberto Tovaglia

Cercavamo il sosia di Franco Gatti nello spot Mandorlato Balocco dell’82, quello con Heather Parisi, e abbiamo scoperto che è la stessa persona che ha fatto lo spot dello Sfornatutto De Longhi, quello della mitica frase “Pizzette? Come queste?” e il venditore di condizionatori al capo indiano Orso Grigio negli spot Pinguino De Longhi. Lui è Alberto Tovaglia, nato cabarettista, poi “scaldapubblico” nei programmi Fininvest degli anni 80, infine autore Mediaset negli anni 90 e 2000. In questa intervista mi ha raccontato i suoi ricordi degli spot a cui ha partecipato e della sua attività in Fininvest/Mediaset a contatto con i grandi protagonisti della TV italiana di quel periodo.

00:00 Antefatto
01:32 Mandorlato Balocco con Heather Parisi
04:19 Pinguino De Longhi, il primo spot (1985)
09:28 Sfornatutto De Longhi (1986)
11:30 Pinguino De Longhi con Orso Grigio (1990)
18:30 Uno spot pugliese: Pomodoro Divella
22:30 Gli inizi in TV come figurante
24:56 Il periodo del Derby Club di Milano
30:40 Lo “scaldapubblico” a Canale 5 e l’incontro con Gigi Sabani
31:11 “Chi tiriamo in ballo” in Rai
32:00 Con Mike Bongiorno
33:55 Attore in TV
34:27 Autore in Mediaset: Buona Domenica ecc…

Proprio una camicia coi baffi – Gli Spot Anni 80 di Maurizio Costanzo

Maurizio Costanzo è stato un giornalista, presentatore e conduttore poliedrico. Dal 1985 e per quasi dieci anni fu testimonial originale di una azienda emiliana di camicie esistente dagli anni 50, la Frarica di Carpi (Modena).

Dino Erre by Frarica

La Frarica venne fondata nel 1946 dai fratelli Franco e Dino Righi. FraRiCa è la contrazione di Fratelli Righi Carpi, dal nome della cittadina dove l’azienda nacque. Nel nome invece Dino Erre c’è l’evidente riferimento a Dino Righi. Fu proprio di Franco Righi il brevetto “Collofit”, un collo rinforzato che non richiedeva stiratura. Lo stesso nome, neologismo che univa la parola italiana “collo” con l’inglese “fit” (”adatto”, “che si adatta”) fu una delle componenti del successo commerciale.

Gli spot della “Camicia coi baffi”

Tutte le pubblicità girate da Maurizio Costanzo per Dino Erre durano 10 o 15 secondi. Tagli che di solito sono la versione “cut” dello spot intero in questo caso rappresentano l’unica durata disponibile.

Regista degli spot fu Guido De Maria, celebre in ambito pubblicitario fin dagli anni 70 e inventore in TV dei programmi per ragazzi Gulp! e Supergulp!

Dal 1985 al 1993 sono stati prodotti, probabilmente, circa 15 soggetti.

La struttura è sempre la stessa: Maurizio Costanzo in una scena di vita quotidiana (in camerino, in un negozio, in auto, al bar, in autobus…) che incontra qualcuno che nota la sua camicia “Collofit”. La parte di Costanzo è più o meno questa:

“Dino Erre Collofit: giusto collo, come la mia. E se va bene a me, buona camicia a tutti! Dino Erre: proprio una camicia coi baffi”.

Una vera e propria identificazione tra il prodotto e il testimonial, tra le più efficaci mai realizzate. Le battute di Costanzo, ripetute senza modifiche negli anni, divennero tanti piccoli slogan tutti estremamente famosi.

Un’intervista al nipote dei fondatori Giorgio Righi è disponibile sul sito del Corriere di Bologna. L’articolo è ricco di approfondimenti interessanti.

Nel 1993 la fine della collaborazione

Nel 1993 l’Ordine dei Giornalisti promulgò la “Carta dei Doveri”. Nel documento si vietava la possibilità, per un giornalista, di poter fare qualsiasi tipo di pubblicità commerciale. Per questo motivo, da quell’anno Maurizio Costanzo terminò la propria collaborazione con Dino Erre.

Qualcuno ha un Moment? Sì, lei! Intervista a Monica Dorigatti

Guardando gli spot degli anni 80 è facile notare alcuni volti ricorrenti. Sono attori che più volte hanno prestato la loro immagine alla pubblicità. Ho incontrato una di loro, Monica Dorigatti. Un’intervista rimasta nel cassetto per 15 anni: Monica mi scrisse nell’ormai lontano 2009 e in quello stesso anno registrammo l’intervista. Questa registrazione è rimasta inedita fino al 2024, anno in cui ho deciso di pubblicarla su Spot 80.

Gli inizi

All’età di 15 anni Monica frequenta un corso di indossatrice ma i risultati nel mondo della moda non sono quelli sperati, così inizia parallelamente a partecipare a provini per la pubblicità ottenendo molto più interesse.

Ho fatto l’amore con Control

Il primo spot famoso in cui recita è per i profilattici Control nel 1985: in ogni soggetto una protagonista diversa, inquadrata in primo piano, pronuncia la celebre frase “Ho fatto l’amore con Control”. La campagna è talmente dirompente che viene presa in giro anche dal celebre programma di Italia 1 “Drive In”.

Moment… Moment… Moment!

Lo spot più celebre nella sua carriera pubblicitaria è certamente Moment del 1988. Monica prende parte al casting e lo vince, anche se inizialmente la produzione era orientata verso una figura completamente diversa. Lo spot è iconico: un professore, in classe durante una lezione, è attanagliato da un forte mal di testa. Al suo esclamare “silenzio!” appare, come un angelo, un’allieva interpretata da Monica Dorigatti che si avvicina portando la soluzione: la scatola di Moment. Il jingle sottolinea e rafforza il senso di benessere che il medicinale porta al professore.

Margherita Ariston

In seguito Monica è testimonial per gli elettrodomestici Ariston. A cavallo tra gli anni 80 e 90 il prodotto di punta era lavatrice Margherita. In questa campagna, Monica interpreta una donna che nel primo soggetto è in procinto di diventare madre e si reca in un negozio di elettrodomestici per acquistare una nuova lavatrice. Nel secondo torna nel negozio a salutare la commessa, di cui ormai è diventata amica, accompagnata dalla figlia.

Kinder Fetta al Latte

Un’altra campagna estremamente popolare è per Kinder Fetta al Latte, prodotto lanciato nei primi anni 90. Monica intepreta la mamma che, in contrasto con il papà imbranato nell’alimentazione dei figli ai quali vuole dare le solite merendine, esclama la celebre battuta: “La volete una Kinder Fetta al Latte?”

Detersivi

Nel 1992-1994 Monica Dorigatti presta il volto anche per la campagna Atlas, il primo caso di detersivo “green” sul mercato, e per qualche tempo è comprimaria della “nonnina” di Ace Detersivo.

Baci Perugina e Supermercati Sidis

Nel 1987-1988, in concomitanza con Moment, Monica partecipa ad altri due celebri spot: Baci Perugina (con il jingle “Baci Mondo” di Franco Godi), in cui compare in un breve frame in scena con Stefano Masciarelli, e soprattutto Supermercati Sidis, in cui è protagonista del soggetto natalizio.

All’estero

Fuori dall’Italia, Monica partecipa a spot per Coca-Cola, Diet Coke, General Electric in USA, Yamaha e Suzuki in Giappone, Pond’s in Spagna.

Cromilla

Una grande passione di Monica è da sempre la moto. Questa passione negli ultimi anni è diventato anche il suo lavoro: promuovere la moto come mezzo per viaggiare e scoprire i luoghi più belli d’Italia e del mondo. Monica documenta le sue avventure da mototraveller “on the road” sulla pagina Facebook “Cromilla”.

Raffaella Carrà e Scavolini: “un successo tutto italiano” nella pubblicità anni 80.

Raffaella Carrà è stata un personaggio importantissimo per la televisione italiana. Lo è stato, per un periodo, anche in ambito pubblicitario.

Raffaella Carrà ha prestato la sua immagine per la pubblicità tv in sei occasioni: Agip e Stock negli anni 70, Scavolini e Motta negli anni 80, Tim e Danacol Danone negli anni 2000. In questa occasione ci focalizziamo sulla sua partecipazione agli spot delle cucine Scavolini.

L’azienda pesarese, fondata negli anni 60 da Valter e Elvino Scavolini, aveva avviato la sua promozione su scala nazionale già negli anni 70, attraverso campagne caratterizzate dalla presenza del “Cuochino”, un personaggio animato che esaltava la qualità delle cucine Scavolini poiché dotate di ottimi ingredienti.

Nel 1984 l’azienda decise che era arrivato il momento di fare il “salto di qualità” nella sua comunicazione: ci voleva un personaggio forte, data la battaglia commerciale in corso con concorrenti quali Berloni e Salvarani.

Da ricerche di mercato appositamente realizzate, emerse che i tre personaggi più amati dagli italiani in quel periodo erano: il presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini, Papa Giovanni Paolo II (al secolo Karol Wojtyla) e Raffaella Carrà, già famosa negli anni 70 ma in quel momento all’apice della sua popolarità grazie al programma RAI “Pronto, Raffaella?”, trasmesso all’ora di pranzo su Rai 1. Il team di produzione di quella trasmissione era capitanato da Gianni Boncompagni alla regia, mentre Sergio Japino si occupava delle coreografie.

Era la combinazione perfetta: Scavolini ingaggiò Raffaella Carrà e costruì la comunicazione intorno all’idea che sia Raffaella che Scavolini fossero le più amate dagli italiani.

Scavolini affidò la produzione degli spot, come in passato, alla casa di produzione “Studio 34” di Pesaro, nata come studio fotografico specializzato nella produzione di materiale promozionale per cucine e mobili in genere. In pratica, era il partner di riferimento per l’industria del mobile del distretto marchigiano.

Vennero realizzate due campagne consecutive, una nella stagione 85-86 e una nella stagione 86-87.

Nella prima, composta da due soggetti da 30, due da 15 e due da 7 secondi, venne riproposto il team di “Pronto, Raffaella?”: Gianni Boncompagni alla regia, Sergio Japino alle coreografie. Alla produzione parteciparono anche Gianfranco Angelucci e Luciano Calosso, rispettivamente regista e scenografo provenienti dal cinema e collaboratori di importanti personaggi come Federico Fellini e Carlo Lizzani.

Dalle analisi di mercato era emerso che le famiglie del sud Italia, nel momento in cui il marito prendeva la liquidazione e andava in pensione, avevano la tendenza a investire parte di quei soldi nel rinnovo della cucina. Si decise che quello doveva essere il target della campagna. Gli spot vennero girati a Cinecittà: alcune settimane di preparazione e allestimento dei set e poi tre giorni di riprese.

Gli spot sono composti da due parti: la prima, ambientata su un palco, mostra Raffaella e il corpo di ballo intenti nell’esecuzione di un balletto, come durante uno show televisivo.

Di notevole effetto le immagini in cui Raffaella appare sollevata dai ballerini, in spaccata.

Una voce fuori campo esclama “La numero uno, la più bella, la più amata dagli italiani”.

La seconda scena è ambientata in cucina: Raffaella entra da sinistra e, spostandosi verso destra, dice: “Certo che gli applausi e il successo fanno sempre molto piacere, però bisogna meritarseli. Come Scavolini, che fa le cucine come le amiamo noi italiani: belle, curate in ogni particolare, complete di tutto, con soluzioni adatte ad ogni famiglia, e con materiali fatti per durare”.
Voce fuori campo “Cucina Scavolini!”
Raffaella: “La più amata dagli italiani”
Ammiccamento finale, fine.

Al passaggio di Raffaella le ante e i cassetti si aprono da sole, come se la “fatina” Carrà compiesse una magia. In realtà erano controllate da attrezzisti che, al momento opportuno, azionavano dei “tubetti” in metallo posizionati in punti strategici.

Una fatto che forse passa inosservato è che quella che si vede è una cucina “improbabile”: per avere più dinamicità, si scelse di far scorrere la camera di ripresa lateralmente da sinistra a destra, mentre Raffaella pronunciava la sua battuta. Con una cucina normale di 3-5 metri questo non sarebbe stato possibile, per cui si costruì una cucina di ben 14 metri di lunghezza.

La seconda campagna, che questa volta vide alla regia direttamente Gianfranco Angelucci, fu il risultato di una nuova ricerca di mercato: Raffaella Carrà, oltre ad confermarsi “la più amata dagli italiani”, era stata identificata anche come ambasciatrice del “Made in Italy” nel mondo. L’idea dello spot era quindi di confermare l’associazione tra testimonial e prodotto, entrambi “i più amati dagli italiani”, ma anche amati e riconosciuti nel mondo: un successo che supera i confini.

Ecco quindi Raffaella scendere da un aereo con la livrea “Scavolini”, con abiti e atteggiamenti da vera diva, di ritorno da uno dei suoi tanti viaggi fuori dall’Italia e circondata da giornalisti.

Voce fuori campo: “Raffaella Carrà, un successo tutto italiano.”
L’immagine ruota e Raffaella è di nuovo in cucina.
Raffaella: “Tutti amano lo stile italiano: il nostro modo di vivere, di saperci circondare di cose belle. Una cucina Scavolini è italiana nel gusto dei particolari, nella solidità dei materiali, nella fantasia con cui sa adattarsi ad ogni ambiente. Questo è lo stile italiano, questo è Scavolini”.
Finale consolidato. Voce fuori campo “Cucina Scavolini”, Raffaella: “La più amata dagli italiani”.

L’aereo presente in scena, ricostruito da Luciano Calosso nuovamente nel ruolo di scenografo, non esiste nella realtà poiché è un ibrido di diversi modelli: un jumbo, un privato, un 747. Il set ricostruisce per intero la pista di un aeroporto: la scala per scendere, a terra la pavimentazione tipica, un’automobile di servizio, il carrello per il trasporto delle valige. Sullo sfondo, un tramonto con le nuvole rosa dipinto con l’aerografo su un ciclorama, cioè un telo sotteso a 180°.

In un altro soggetto, Raffaella Carrà si trova in uno studio televisivo e congeda i suoi ospiti stringendo loro le mani.

La battuta di Raffaella è questa: “Si parla ovunque di stile italiano, perché siamo bravi e le cose sappiamo farle bene, con passione e con fantasia.”

Cambio scena, siamo in cucina: “Lo stile italiano è una cucina Scavolini come questa: bella, perché la bellezza aiuta sempre, ma soprattutto solida, pratica e di lunga durata. Studiata per piacere, e per adattarsi ad ogni esigenza. E’ per questo che tutti l’amiamo”.

Anche questa campagna si compone di 6 filmati: due da 30, due da 15 e due da 7 secondi. Una delle cucine esposte è dedicata alla testimonial: oltre a Raffaella, vengono mostrate anche le cucine Fiordaliso, Angelica, Emily, Fairy.

I costumi di Raffaella Carrà per le due campagne vennero curati da Luca Sabatelli, storico costumista del cinema e della TV. Il sodalizio tra Luca e Raffaella era già in corso dalla fine degli anni 70, e continuò in seguito fino agli anni 2010.

Ringraziamo Luca Sabatelli per i soggetti stampa delle campagne Scavolini a corredo di questo articolo. Le immagini sono tratte dal suo sito www.lucasabatelli.it.

Questo testo è stato scritto grazie al prezioso contributo di Luciano Calosso.

Su Tecatà sono presenti tutti i soggetti delle campagne Scavolini con Raffaella Carrà del 1985 e del 1986:

Campagna 1985

Campagna 1986:

Sofficini Findus: le pubblicità degli anni 80.

Ci avete provato tutti, vero? Disegnare un sorriso sui Sofficini come nella pubblicità è stato il sogno di molti ragazzini. Intere generazioni di giovani hanno tentato l’impresa impossibile…e alcuni continuano anche da adulti. Come è nato questo mito? Scopriamolo insieme ripercorrendo la storia degli spot dei Sofficini Findus negli anni 80, con uno sguardo anche al prima e al dopo.

Nati negli anni 70

Su internet si riporta spesso il 1975 come anno di nascita dei Sofficini, ma documenti ufficiali dell’ufficio Marchi e Brevetti indicano che la registrazione del marchio venne richiesta nel 1969 e approvata nel 1972. Questo anno è indicato anche da altre fonti come data reale di lancio sul mercato.

Diffidenza rispetto ai surgelati

Negli anni 70 gli alimenti surgelati erano prodotti ancora relativamente nuovi: erano arrivati sul mercato solo dieci anni prima e la “catena del freddo” che ne permetteva la conservazione e la vendita era stata introdotta solo nei supermercati, che al tempo erano diffusi solo nei grandi centri. La pubblicità serviva quindi a eliminare dal pubblico la diffidenza nata dalla preferenza per gli alimenti freschi. I Sofficini venivano quindi presentati come un’alternativa gustosa e innovativa ai piatti tradizionali.

Il piatto che libera dall’abitudine

Il primo slogan è “Il piatto che libera dall’abitudine”. L’idea parte dalla noia della routine quotidiana, che può essere in qualche modo scardinata da una novità a tavola. I Sofficini entrano nelle case degli italiani attraverso i Caroselli con due serie: la prima, “Comiche d’altri tempi” del 1975 e la seconda, “Il solito” del 1976 con protagonista Enzo Garinei. Nelle immagini dell’episodio “Ufficio” si può scorgere anche un giovanissimo Umberto Smaila.

L’alternativa appetitosa

La campagna del 1977, ormai fuori dall’epoca di Carosello, continua sulla linea già tracciata in precedenza: il Sofficino come piatto che rompe la monotonia e ogni tanto porta un gusto diverso in tavola. In sottofondo è presente per la prima volta una musica originale con una melodia le cui note rimarranno per più di 10 anni, arrivando inalterate fino al motivetto storico “Il Sorriso che c’è in te”.

Fantasia nel secondo

Nel 1979 la musica è ancora più presente: il jingle “Sofficini” si arricchisce con l’esclamazione “Brava!”.

Anni 80: Il buon secondo col ripieno

Nel 1981 lo slogan cambia ancora, per rimanere inalterato per ben cinque anni. I soggetti di questa campagna sono diversi e in uno di questi compare anche Giancarlo Muratori, che qualche anno dopo sarebbe diventato l’indimenticabile voce di Uan. C’è un jingle diverso: “Sorpresa, per secondo una sorpresa, sorpresa sofficissima sorpresa…”

Perchè non li fai più spesso?

Nello spot del 1983, in una scena familiare, una mamma è a casa con i suoi bambini. L’assenza del padre trasforma una situazione normale nell’occasione per un pranzo alternativo con i Sofficini. Ma all’improvviso anche il papà torna a casa e si unisce alla famiglia. In sottofondo, torna la melodia introdotta del 1977.

Metti in tavola un sorriso

Nel 1984 arriva sugli schermi uno spot in cui la musica è di nuovo protagonista. Il motivetto storico viene sviluppato in una canzone completa e, per la prima volta, compare l’idea del sorriso disegnato sui Sofficini.

Il Sorriso che c’è in te

Sin dalla loro nascita, gli spot Sofficini avevano avuto come protagonista la famiglia stereotipata: il papà in giacca e la cravatta anche a tavola (una cosa che nella realtà non succedeva più da anni nelle famiglie italiane), uno o due figli, moglie perfetta e rigorosamente casalinga. Si cercava cioè di inserire una novità nella tradizione, senza sconvolgere troppo. La svolta arriva nel 1986, con la campagna che cambia definitivamente la percezione dei Sofficini nel pubblico e ne decreta il successo che ha ancora oggi. I protagonisti dei soggetti, tutte coppie, sono innovativi rispetto alle campagne del passato: sono nuclei familiari “non tradizionali”:

  • una coppia senza figli, l’uomo ha la barba
  • due donne, sorelle e non sposate, che vivono insieme
  • mamma e figlio, senza papà
  • il rockettaro e sua mamma
  • mastro geppetto e pinocchio

Regista di questi spot fu Enrico Sannia. Molto stimato e amato da tutti gli addetti ai lavori, ha portato modernità nella pubblicità televisiva italiana, che era ancora imprigionata in una dimensione provinciale.

Il Sorriso che c’è in te, serie 1991

Il grande successo della campagna porta nel 1991 alla nascita di nuovi soggetti, tutti accomunati dal “Sorriso che c’è in te”. Negli stessi anni viene realizzata una importante serie di gadget, i Sorrisini, action figures di personaggi a forma di Sofficino.

Il Sorriso che c’è in te, serie 1993 con i vip

Nel 1993 la campagna Sofficini continua ad evolversi sulla falsariga delle precedenti, con l’introduzione di testimonial famosi come Gene Gnocchi, Giorgio Faletti, Teo Teocoli, Massimo Boldi.

Le famiglie del sorriso e Carletto

Nel 1995 cambia tutto, di nuovo. I testimonial sono orsi, serpenti, canguri, polipi, pappagalli, camaleonti. Sono “le Famiglie del Sorriso”, delle quali il personaggio più famoso è Carletto, il giovane camaleonte che diventerà inizialmente mascotte dei Sofficini e poi verrà utilizzato come figura di unione di una linea di prodotti surgelati affini ai Sofficini.

Si ringraziano Fabrizio Russo, Emmanuel Grossi e Maurizio Badiani per la fornitura delle informazioni alla base di questo contenuto.

Read More

Viva Mr Jingle! Franco Godi e gli Spot Anni 80

Colonne Sonore, Sigle TV e, ovviamente, tanti tanti jingle pubblicitari Cult: la carriera del Maestro Franco Godi nel mondo della pubblicità inizia con i Caroselli negli anni ’60 e ’70, grazie a motivi che, ancora oggi, amiamo e conosciamo tutti, come Fernet Branca, Orzoro, Ondaflex e molti altri.

RadioAnimati aveva già intervistato Franco Godi nel 2010. In quell’occasione venne raccontata tutta la sua carriera con particolare attenzione ai decenni 60 e 70. Potete ascoltare a questo link: https://radioanimati.it/speciale-franco-godi/

Stavolta, però, accendiamo i riflettori sul decennio successivo, gli anni ’80: il boom della TV commerciale e il passaggio dai Caroselli agli spot di trenta secondi hanno cambiato il mondo della pubblicità televisiva e caratterizzato questo decennio.

In questo speciale realizzato da Spot80 e RadioAnimati, ripercorreremo con il Maestro Franco Godi racconti e ricordi delle sue produzioni di jingle degli anni ’80 e, credeteci, scoprirete di ricordare questi jingle a memoria ancora oggi.

Qui la prima parte:

Qui la seconda parte:

Qui la terza parte:

Spot 80 è un sito amatoriale dedicato a chi ama e ricorda gli spot italiani degli anni 80. Nato nel 2004, il sito vuole preservare queste vere e proprie “opere d’arte”, farle conoscere ai più giovani e permettere ai nostalgici di rivivere il passato attraverso le immagini e i jingle dei tanti “30 secondi”, bellissime opere di persuasione. Il sito è www.spot80.tv.

RadioAnimati trasmette ogni giorno 24 ore su 24  “un mondo di sigle tv”: cartoni animati, telefilm e trasmissioni tv, con mirate incursioni nel mondo delle colonne sonore, delle sigle originali straniere e dei jingle pubblicitari. Il sito è www.radioanimati.it

Read More