Coca Cola Natale Anni 80: la vera storia dello spot

Se pensate a una pubblicità natalizia qual’è la prima immagine che vi viene in mente?

  • Una candela
  • Un viso di ragazza in primo piano

Sì, la pubblicità natalizia della Coca Cola degli anni 80 si può considerare a pieno titolo lo spot natalizio per antonomasia, pur con le sue anomalie: non c’è neve, non ci sono alberi di Natale, le persone non sono vestite con abiti invernali. Ma il suo lungo utilizzo (più di dieci anni, dal 79 al 91) e il jingle che ne fa da colonna sonora ne hanno fatto un cult degli anni 80.

Questo spot porta con se una storia fantastica, contornata da un velo di leggenda alimentata da personaggi che, oltre ad essere famosi, non hanno apparentemente alcun collegamento con la pubblicità. Come ad esempio Gerry Scotti. Cosa c’entra Gerry Scotti con la pubblicità natalizia della Coca Cola degli anni 80?

In una puntata del podcast “Muschio Selvaggio” di Fedez, Gerry racconta che al ritorno dal militare venne assunto dall’agenzia pubblicitaria McCann Erickson di Milano come copywriter junior. Lavorò con Alberto Cremona, uno dei grandi pubblicitari degli anni 80, che lo ascoltava a Radio Milano International. Racconta:

“uno dei miei vanti è che mi hanno affidato la traduzione del jingle di Natale della Coca-Cola”.

Poi però canta questo testo:

“Il mondo ti sorriderà, in pace e in armonia, Auguri Coca Cola e poi, Buone Feste a voi”.

Se siete appassionati di pubblicità anni 80, questo vi avrà fatto accapponare la pelle… perchè non è il testo giusto!

Eppure molte parti del suo racconto sono verosimili.

E’ vero che Alberto Cremona ha lavorato per McCann e nel 1977 è diventato direttore creativo, e Scotti racconta di essere assunto a 21 anni, che è proprio quell’anno. Cita China Martini con testimonial Ornella Vanoni che effettivamente era una campagna di quel periodo e di quell’agenzia. Quindi questa parte si può considerare indubbiamente vera.

Ma quel testo completamente diverso da quello della pubblicità… Diciamo che la memoria può fare brutti scherzi?

Eppure nessuno su internet accredita a Gerry Scotti il testo di questo jingle. Anzi, la stessa Coca Cola Italia, sul suo sito (Vorrei cantare insieme a voi | Coca-Cola Italia) accredita il testo nientemeno che a Cristiano Minellono, autore di brani come L’Italiano, Felicità, Ci sarà, Mamma Maria e tanti altri. Inoltre, Minellono è stato autore televisivo Mediaset: curò ad esempio la prima edizione di Buona Domenica, quella con Columbro e Cuccarini. Una leggenda vivente, insomma.

C’è addirittura un’intervista di Repubblica del 2019 in cui Minellono conferma di aver scritto il testo dello spot: ‘Vorrei cantare insieme a voi’, lo spot cult di Natale. L’autore: “Oggi quella canzone la riscriverei tale e quale” – la Repubblica

A sentire bene le parole che usa, però, sembra che stia un po’ sul vago e afferma di non avere nessun documento che confermi la sua paternità di questo testo. Poi fa riferimento a uno spot originale in inglese in cui c’è un “albero di natale immenso”, che però in quello italiano non c’è. Che spot avrà mai visto Minellono? Per capirlo, c’è da fare un altro passo indietro, fino al 1971.

Bill Backer è il direttore creativo per Coca-Cola dell’agenzia di pubblicità McCann-Erickson che aveva creato nel 1969 la campagna di successo “The Real Thing”. Nel 1971, all’interno di questa campagna realizza lo spot “Hilltop”, una pietra miliare della pubblicità di tutti i tempi: un gruppo di ragazzi delle più svariate etnie che cantano tutti insieme su una collina “I’d like to buy the world a Coke”.

Potete leggere la storia completa su: Il nido di Rodan, Il Post e MOZ O’CLOCK.

Il jingle nasce sulla melodia dei compositori Davis, Cook e Greenway, che già l’avevano pubblicata con il titolo di “Mom, True Love and Apple Pie”.

Questo spot in Europa non ebbe il successo sperato. In Italia non arrivò mai, forse anche perchè non poteva essere utilizzato in Carosello: qui ogni filmato poteva andare in onda una sola volta, doveva avere una durata precisa e non citare il prodotto se non alla fine. In America invece fu un successo travolgente, tanto che ne venne realizzata anche una canzone vera e propria, senza riferimenti alla Coca Cola, dal titolo “I’d like to teach the world to sing”.

A metà degli anni 70 si decise di realizzare anche una versione natalizia di questo spot, in cui gli stessi ragazzi di etnie diverse si riuniscono su una collina, hanno in mano una candela, e si dispongono in modo che, visti da lontano, vanno a comporre la forma di un albero di Natale. Eccolo, finalmente, il nostro mitico spot. Questa è la versione internazionale.

Di questo spot venne realizzata anche la versione da 30 secondi:

Questa campagna è continuata con altri spot più moderni, apparentementi mai arrivati in Italia. In essi compaiono scenari più tradizionalmente natalizi, come: un albero vero, la neve, i bambini.

La prima apparizione dello spot in Italia ce la riporta I Magnetici Anni, con una registrazione del 1979.

Questo montaggio è molto differente da quello che tutti conosciamo: a parte la candela iniziale e la ripresa finale, il resto è tutto composto da immagini che non sono presenti nemmeno nello spot internazionale.

A partire probabilmente dal 1983 è stato invece usato il montaggio internazionale da 30 secondi, utilizzato per quasi 10 anni e diventato per questo un mito.

Ma è nel 1986, ben 9 anni dopo la prima apparizione documentata dello spot in Italia, che viene pubblicato un brano, sotto il nome di “Coro Coro”, che riprende la musica dello spot. Tuttavia esso ha un arrangiamento e soprattutto un testo completamenti diversi.

Sulla copertina del 45 giri viene riportato il logo della Coca Cola, a conferma dell’ufficialità dell’iniziativa. E’ evidente l’intenzione di ripetere la strategia di marketing già usata 10 anni prima in America, quando il brano “I’d like to teach the world to sing” entrò in classifica proprio perchè era un’emanazione del leggendario spot “Hilltop”, ma senza i riferimenti alla bevanda.

Questo brano effettivamente ha come autore Cristiano Minellono e come produzione e arrangiamento Oscar Prudente, che sono i due nomi citati da Coca Cola sul loro sito. Ma il brano ha molto meno successo rispetto al jingle della pubblicità e viene presto dimenticato.

E’ possibile che chi ha realizzato l’articolo sul sito di Coca Cola abbia solo rielaborato informazioni prese su Internet, senza alcun approfondimento?

Siamo quindi al punto di partenza. Abbiamo detto che Gerry Scotti fece la sua esperienza di copywriter in McCann Erickson, che in tutto il mondo era l’agenzia della Coca Cola. Proviamo a cercare informazioni tra gli addetti ai lavori. Maurizio Badiani ha lavorato per tutti gli anni 80 nella stessa agenzia e ci racconta che, negli anni 80, le traduzioni dall’inglese per Coca Cola le faceva niente meno che il maestro Luigi Albertelli, che ha segnato la musica italiana con pezzi come Zingara di Iva Zanicchi, Ricominciamo di Adriano Pappalardo, La notte dei pensieri di Michele Zarrillo, ma anche con sigle televisive come Furia, Ufo Robot, Goldrake, L’ape maia, Anna dai capelli rossi e tanti altri. La nostra storia assume ancora di più i contorni della leggenda: uno spot mitico, uno dei conduttori più amati e due autori tra i più importanti della musica italiana. Tuttavia, Maurizio Badiani non ricorda se Albertelli lavorasse con la McCann già alla fine degli anni 70: è’ probabile che sia arrivato più tardi.

Ecco però, inaspettatamente, il punto di svolta: consultiamo il sito italiataglia.it, che contiene informazioni su tutte le opere sottoposte alla Commissione di revisione cinematografica fin dal 1913. Digitiamo nell’archivio le parole “Coca Cola”: bingo!

Il sito italiataglia.it che riporta informazioni sullo spot Coca Cola di Natale

Il sito ci rivela un sacco di informazioni: lo spot, qui indicato come “Candles”, è stato autorizzato dalla Commissione alla fine di Novembre 1978 ma, soprattutto, gli autori del testo sono BARBELLA e RITTER.

Pasquale Barbella è uno dei più importati creativi degli anni 80 e 90, mentre Fabio Ritter, attraverso il suo studio di produzione, la Circle di Milano, è stato un prolifico compositore e arrangiatore di jingle pubblicitari e spot radiofonici. Jingle come “Cuore di Panna” dei primi anni 80 e Gillette “Il meglio di un uomo” di fine anni 80 ne sono un esempio. La Circle esiste ancora, e sul suo sito abbiamo trovato il jingle originale, in alta qualità!

Abbiamo quindi una prova inconfutabile che il testo del jingle è stato tradotto da Fabio Ritter, ma qual è il legame con Pasquale Barbella? La risposta l’abbiamo trovata in un libro, “I creativi italiani” di Renata Prevost, uscito nel 1987. Nel libro si legge:

“Nel 1976 firma un accordo con la Circle, uno dei più importanti centri di registrazione, doppiaggi, consulenze musicali. Scrive per la Circle testi radiofonici e parole dei jingle”.

Nel frattempo riusciamo anche a contattare direttamente Pasquale Barbella, il quale non ricorda al 100% di aver messo mano a quel testo, facendo intendere che si sia trattato di un lavoro di gruppo. A sua volta, ci mette in contatto con Andrea Concato, che in quel periodo lavorava proprio in McCann.

Andrea Concato ha partecipato alla realizzazione di numerose celebri campagne degli anni 80 e non solo, per marchi come Barilla, Nescafè, Fiat Uno, Fiat Panda, Simmenthal, Colgate e tanti altri. Andrea, una vocazione da copywriter ma anche un’esperienza in radio, alla milanese Radio Montestella, che lo portò a occuparsi in McCann anche delle consulenze musicali, scrisse un primo testo di traduzione che poi passò alla struttura della Circle. Qui il testo venne ultimato e reso nel modo in cui tutti lo conosciamo. Ricorda che “il cliente voleva a tutti i costi che fosse mantenuto un rigoroso lip sync”, cosa che obiettivamente era difficile da ottenere su un filmato del genere. Conclude affermando che quello spot fu comunque un semplice lavoro di traduzione e adattamento dall’inglese, attività in cui i creativi generalmente non si sentivano molto entusiasti proprio perché prevedeva un apporto creativo pressoché nullo.

Eccoci dunque alla fine della nostra ricerca. Come talvolta accade, la realtà è un po’ meno affascinante, ma è stato comunque un bel viaggio, alla scoperta della vera storia dello spot emblema del Natale anni 80. L’importante è poterlo ancora sentire, di tanto in tanto, per ricordare un periodo felice della nostra vita o per provare ancora oggi a stare insieme uniti, a superare i conflitti e le diversità, almeno sotto Natale. Ancora oggi, per ricreare quell’atmosfera basta una candela, dei ragazzi ripresi dall’alto a formare un albero di Natale, e la scritta “Buone Feste”.